Cenni storici
di Giuseppe Garzoni di Adorgnano.
Torreano è un comune caratteristico per la sua posizione, la sua gente, le sue poliedriche attività Il suo territorio per metà in pianura e per metà in montagna, passando dai 136 m. slm. di Togliano, ai 189 m. di Torreano e fino ai 660m. di Masarolis e 806 m. di Tamoris, di per se presuppone diversi sistemi di vita e di attività, legati alla differente natura del suolo. La popolazione, di etnia friulana quella di pianure e di etnia slovena quella di montagna, caratterizza un antichissima convivenza, sempre pacifica, di genti dalle origini e dai costumi diversi. Le attività locali sono fra le più svariate; fra esse, principali quelle agricole, boschive, industriali, artigianali, commerciali, con specializzazioni nella cultura della vite e nella lavorazione della pietra piasentina. Questo un piccolo quadro del luogo che, partendo dalla pianura a Nord-Ovest di Cividale, si incunea nelle due vallate di Prestento e di Torreano, percorse rispettivamente dai torrenti Sclesò e Chiarò, fino a giungere alle falde dei monti S.Lorenzo, Johanaz e Mladesena verso settentrione.
Questo territorio quasi certamente fu toccato dalle primitive popolazioni degli Euganei, dei Liguri, dei Veneti e dei Celti, anche se non sono rimasti segni evidenti del loro passaggio; è invece indubbio che qui stanziarono abitatori dell'età neolitica, e di quelle del bronzo e del ferro. La grotta di "Foràn di Landri", sopra Prestento, con i suoi reperti testimonia infatti della comparsa dell'uomo in questo territorio in età preistorica. Ma sarà la romanizzazione del Friuli, a partire dal 186 avanti Cristo, con la fondazione prima di Aquileia nel 181 e di Cividale poi nel 56 da parte di Giulio Cesare, a determinare la nascita di Torreano. Nel 30-16 avanti Cristo Forum Julii diventerà Municipium ed il territorio circostante sara ceunturiato. Il soldato romano, forse un centuriato, Turius pare essere stato il primo concessionario di questo "praedium", e quindi colui che avrebbe dato il nome al luogo.
Dell'epoca romana sono qui rimaste concretamente le vestigia di un "castellum", posto a quota 278 m. su uno sperone di roccia a nord del borgo "Cragnolino", che certamente aveva funzione di vedetta e di prima difesa. Il fortilizio era ovale con due diametri di 30 e 20 metri, e gli avanzi del suo muro danno a queste uno spessore di m.1,20. Quest'opera faceva parte del "Vallum Alpium Juliarum", cioè di quel sistema fortificato, che i Romani estesero da Gemona fino a Fiume (Tarsatica) a difesa dei confini dell'Impero (sistema ancora visibile nella lunga serie di castelli), onde contenere la pressione delle popolazioni barbariche, che fin dal 168 dopo Cristo coi Quadi ed i Marcomanni diedero inizio a quei tentativi di sfondamento, che poi sfociarono nelle vere e proprie invasioni, che si conclusero con la conquista del territorio ed il crollo dell'Impero romano di occidente (476-553). Qui corsero: Visigoti, Unni, Geti, Bizantini, Longobardi, Avari. Con riferimento il "Castellum romano lo stato italiano riconobbe e concesse al Comune di Torreano il suo stemma, che riporta nel suo scudo proprio una torre. Notizia di rilievo: secondo valenti storici, fra cui Sidonio Apollinare, che visse nel quarto secolo, Rufinio Taranio, scrittore che proseguì la Storia Ecclesiastica di Eusebio da Cesarea, amico si S.Girolamo, e poi origenista, sarebbe nato proprio a Torreano nel 370. Il duca longobardo Pemmone nel 739 fermava e sbaragliava in battaglia proprio a "Lauris" (località a nord di Torreano, oggi chiamata Laurins) tribù slave, che avevano tentato di penetrare nel territorio. Nell'alta valle di Prestento esistono due grotte: "Foràn di Landri" e "Foràn des Aganis". La prima, posta ad occidente dello Sclesò, si trova ad un' altezza di 425 metri, ed è costituita da vestibolo, sala, corridoi, canali; da essa esce un ruscello perenne; nell'altipiano sopra questa grotta c'è una voragine, il "Ciòndar di Landri". La seconda, lungo il rio Ravedosa, trovasi a m.295 ed ha una lunghezza di 160 metri. Di interessante, singolare e, diciamo pure, misterioso sono tre grossi anelli in ferro infissi sulla parete sopra la prima grotta (Foràn di Landri)" dei quali non si sa la ragione di essere" <1>. Ma nell'articolo a proposito degli anelli di Prestento articolo sul "Giornale del Friuli" del 6 novembre 1931 Alfredo Lazzarini diceva che essi sono analoghi a quelli esistenti (O già esistenti) in altri luoghi: a Lueg, a Castelmonte e a Sutrio. Le più strampalate ipotesi sono state avanzate intorno alla ragione di tali anelli: l'ormeggio di navi al tempo di un mare scomparso (Si risale perfino a Noè ed alla sua arca!), attacco di alveari o di funi per lo scorrimento di teleferiche, antichi strumenti di supplizio usati per "atti di giustizia" esercitati dai signori della rocca di Soffumbergo, giurisdicenti in Corte di Prestento.Vediamo ora qualche testimonianza dal Medioevo in poi: a destra del torrente Sclesò, subito sotto l'abitato di Prestento si erge, anzi devo dire ormai si ergeva, la "Cort", un complesso residenziale a quadrilatero, murato verso sud-est, noto come "Corte vecchia". Castrum romano (notevoli i reperti dell'epoca), villa rustica, "curtis" longobarda, passata ad un ramo dei signori di Soffumbergo, giurisdicenti del Castello sopra Campeglio, al tempo del Patriarca Gregorio di Montelongo (1251-1569) essa fu notevolmente migliorata. Un ramo dei Soffumbergo prese stabile dimora a Prestento e ne assunse il nome; in una successiva suddivisione del casato si formarono i "Soffumbergo di Sclesò". Marcantonio Nicoletti scrive che la famiglia Soffumbergo "possedeva . . nella villa di Prestento l'amenissimo luogo detto di Corte" essa fu corte di franchigia, quindi i Soffumbergo per questo possedimento non pagavano quartese. Corte vecchia era unita al castello di Soffumbergo per mezzo di una strada detta "dei meriis", ora quasi del tutto scomparsa. A proposito di Sclesò, (nome rimasto al torrente della valle di Prestento), questo corso d'acqua è per la prima volta nominato in un documento del monastero di S.Maria in Valle ove è scritto: "... ubi fluit quedam aqua, que Sclesa vocatur". Un professore tedesco nel 1890 venne a Corte per rintracciare avanzi di affreschi, che dovevano trovarsi in una cantina, come in effetti si trovavano; poi andarono dispersi. Un certo Tomat (vecchio bottaio di Prestento), nato ai primi del secolo XIX racconta di aver aiutato il padre a togliere le pietre della torre esistente nell'area fra i due cortili di Corte vecchia. Nei terreni circostanti alla corte furono trovati pezzi di arco e di frecce, monete romane e metà di un Giano bifronte In Corte vecchia si amministrava in periodo medioevale la giustizia; ciò si faceva ancora durante la dominazione della repubblica di Venezia, ai tempi di Napoleone e dell'Austria, ed infine dopo l'ingresso del regno d'Italia. Pietro del Torre, Procuratore del consiglio nobile di Cividale, <sec.XVI), eresse sopra un colle a sud di Corte vecchia presso Togliano la "Corte Nuova" collegata alla Corte Vecchia da due stradine parallele che tuttora esistono. Il mio discorso si ferma all'epoca antica; ho voluto fare soltanto una sommaria esposizione che descrivesse le radici di questa gente forte e laboriosa che si è sempre fatta onore in patria e all'estero, e che io ho avuto il piacere ed il privilegio di conoscere nell'immediato dopoguerra, quando fui nominato dal prefetto di Udine segretario del Comune di Torreano.