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Noas, Il paese fantasma rivive grazie a un film

 

A Noas di Torreano il giovane regista di Faedis Gianluca Fioritto ha girato "Un frèt inviér", pellicola di genere storico di Barbara Cimbaro.

TORREANO. Noas è un borgo disabitato ormai da una decina d’anni: questo inverno è però tornato a nuova vita diventando il set del prossimo film di Gianluca Fioritto, giovane regista faedese.La vera sfida, come ci ha raccontato lo stesso Gianluca, è stata però quella di far fare al minuscolo borgo un vero e proprio “salto nel tempo”, per renderlo adatto all’ambientazione medievale della pellicola: si è trattato di un impegno di sei mesi, in cui il gruppo di lavoro non si è sottratto alla fatica, “occultando” la vista della linea elettrica, costruendo piccoli ripari, adattando serramenti e interni degli stabili. Nessun dettaglio è stato trascurato. «L’idea di girare a Noas – spiega Fioritto – è nata dal fatto che volevo fare un film prettamente medievale e mi serviva una location lontana da passaggi di persone, auto...». Gianluca ha avuto la fortuna di conoscere i proprietari del paesino, la famiglia Piccaro, che ha concesso l’autorizzazione per girare lì e anche per trasformare il borgo rurale, per il tempo necessario, in un autentico villaggio medievale. I preparativi hanno quindi compreso anche sei mesi di lavoro vero e proprio sul paese, cui hanno partecipato Gianluca e diversi componenti della troupe allestendo sia gli interni che gli esterni. Noas, va ricordato, era un borgo abitato, negli anni Cinquanta, da due fratelli, poi uno è mancato e il secondo si è trasferito in Canada; la proprietà è quindi passata alla famiglia che attualmente la detiene ma da circa una decina d’anni nessuno vi risiede stabilmente. Un tempo c’era un’attività di allevamento di animali e di pascolo. «Appena ho visto il paese – testimonia Gianluca – ho detto: è quello che cercavo. C’era, è vero, tanto lavoro da fare, ma sono uno di quelli che, almeno all’inizio, non vogliono porsi limiti». Non vorremo svelare troppo del film, che rientra naturalmente nel genere storico e si intitolerà “Un frèt inviér”. Spiega ancora Gianuca Fioritto: «Ha una solida base sulle tradizioni e sulle leggende friulane ed è sempre parlato in friulano. Narra – continua – la storia realmente successa dell’assassinio del patriarca Bertrando di Aquileia avvenuto nel 1350.

A questa s’intrecciano le vicende di due leggende popolari della tradizione orale friulana. Oltre alla struttura narrativa e alla sceneggiatura complessa, volevamo osare anche nei tempi. Abbiamo iniziato le riprese al 26 ottobre 2014 e, nonostante i tanti contrattempi che si sono succeduti, lo stiamo già portando a termine. Nostra intenzione era, infatti, quella di riuscire a filmare tutto nell’arco di fine autunno e dell’inverno. Abbiamo avuto la fortuna – conclude il regista - di conoscere alcune associazioni che hanno appoggiato appieno il nostro progetto credendo fortemente in questo e in noi, cosa che ci ha fatto, e ci fa ancora, emozionare oltre a renderci immensamente orgogliosi». Sono l’associazione storica “Popolani” del Palio di San Donato di Cividale, di cui faccio orgogliosamente parte, il gruppo “Boiani”, le associazioni storico-culturali “Studium de Cividatum” e “Nobiltà feudale” sempre di Cividale. Gianluca lavora con un gruppo affiatato, composto dal direttore della fotografia e aiuto regista Alex Gabrici, la sceneggiatrice Serena Battista, il secondo cameraman e aiuto fotografia Daniele Pavinato, l’aiuto regista Francesco Baita. Il film nasce in collaborazione con il circolo culturale “L’antica quercia” di Fanna.


Passione e tenacia: sono queste le caratteristiche dell’esperienza di Gianluca Fioritto come regista che hanno fatto diventare realtà quello che sarebbe potuto restare solo un bel sogno.

«Come tanti – racconta – anch’io fin da piccolo ho sempre avuto la passione per la fotografia. Col passare degli anni ho poi visto che mi sentivo più a mio agio nell’esprimere le mie emozioni dietro a una telecamera. Ho iniziato circa 18 anni fa col filmare qualcosa con gli amici del gruppo. Ci si organizzava per la domenica e, telecamera in spalla, si andava a tradurre il tutto in un qualcosa che potesse esser vicino ad una scaletta filmica. Ci si divertiva tantissimo e sono nate così delle amicizie molto forti come quella coi carissimi Alex Gabrici e Pietro Roiatti».

Dopo anni di prove e di filmati – continua – «a detta degli amici simpatici, come il lungometraggio “Last lie”, film poliziesco nei più classici canoni hollywoodiani, abbiamo avuto la fortuna di conoscere Galdino Zuliani, un regista affermato nell’ambito delle tradizioni friulane, abbiamo passato con lui due anni bellissimi, in cui abbiamo condiviso dei lavori e ci ha svelato vari “segreti” del mestiere. Poi siamo passati a un altro progetto intitolato “L’Evo dei sogni”, girato nella bellezza di tre anni, e qui abbiamo conosciuto il presidente del circolo culturale per cui lavoriamo, il caro Paolo Paron. Il film era incentrato sulla figura dei beneandanti e degli strionaz». Il lavoro successivo è “Striaments”. «Si tratta di un mediometraggio – racconta ancora Gianluca – che si compone di tre cortometraggi. Tema principale sono le leggende friulane, con le loro agane, streghe e tradizioni, tutto in lingua friulana. Nel nostro piccolo abbiamo avuto moltissimi apprezzamenti, tant’è che abbiamo voluto subito cimentarci in un’altra avventura ben più difficile, articolata ma suggestiva e ricca di espressioni come questo nuovo film». La regia per Gianluca non è ancora un mestiere che permette di mantenersi – infatti lavora nel negozio di biciclette di famiglia, a Faedis – sono però sempre di più quelli che, dopo aver visto i suoi film, fanno sinceramente il tifo per il suo futuro da regista.(b.c.)

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