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NOTIZIE TORREANESI

GeoWord park

TRATTO DA: IL GAZZETTINO DEL 21/04/2000


LA GEOFIN DI TORREANO INVESTIRA' 15 MILIARDI NELLA RICONVERSIONE
L'ex cava diventa parco

Percorso didattico e geologico, agriturismo e agenzia viaggi

Il gruppo Geofin di Torreano leader mondiale nella lavorazione e restauro di fossili e minerali ha aquisito dalla Italcementi l'ex cava di Vernasso, sito di circa 60 ettari nei comuni di Cividale e di San Pietro al Natisone, sul monte San Guarz, componente di una paleofrana che risale all'Eocene, cioè a circa 50 milioni di anni fa, quando la zona era sommersa dalle acque marine. Geofin che fattura circa dieci miliardi di lire e impiega 70 dipendenti, ha avviato un programma di investimenti nella zona per 15 miliardi di lire nei prossimi tre anni. Il gruppo prevede un' incremento della manodopera di circa trenta unità. Nei progetti della Geofin il sito sarà oggetto di un'azione di recupero ambientale e di riqualificazione attraverso la nascita di "Geoworld park", un progetto polivalente che si pone l'obiettivo di rivalutare l'ex cava con iniziative finalizzate alla divulgazione scientifica, alla didattica, alla formazione professionale allo studio e alla ricerca a livello universitario. Il parco si articolerà lungo un percorso didattico destinato ai giovani e agli studenti delle scuole dell'obbligo e superiori: dalla preistoria si arriverà ai giorni nostri tra repliche di siti fossiliferi e ambiti di interesse naturalistico. Per le attività ludico-ricreative e turistiche il progetto prevede la creazione di un punto di ristoro e di una struttura agrituristica in cui i visitatori di Geoworld Park troveranno una vasta scelta di prodotti agroalimentari ed enogastronomici locali. Come iniziative collaterali per la promozione del Geoworld Park, è prevista l'apertura di un'agenzia di viaggi collegata alla struttura per veicolare i flussi turistici e studenteschi, l'attivazione di un sito Internet per la divulgazione delle attività di ricerca, la pubblicazione di una rivista specializzata in tre lingue a diffusione internazionale.

 

SCOPPIO DI MINE, IL PAESE HA PAURA

TRATTO DA: IL GAZZETTINO DEL 21/04/2000

 

SCOPPIO DI MINE, IL PAESE HA PAURA

Il boato veniva dalla cava Barilla. "Sentivo la casa muoversi, muri lesionati"

Torreano
Mercoledì 19 aprile. E da poco trascor­sa l'ora di pranzo quando i torreanesi vengono scos­si da un boato. Forte, rico­noscibile. E il fragore pro­vocato dallo scoppio di una mina. Anzi, da più mi­ne contemporaneamen­te. Le finestre vibrano, i soprammobili traballano e il panico si diffonde. Al primo scoppio ne seguo­no altri due, la gente si ri­versa in strada, s'interro­ga e alza lo sguardo appe­na sopra i tetti delle abita­zioni. Presto, tutte le do­mande trovano risposta: è la "cava Barilla", proprie­tà dell'impresa Alsaf di Faedis. Curioso il nome dato a un impianto la cui attività fu osteggiata al­cuni anni or sono "a furor di popolo". Curiosa anche la sua ubicazione: pratica­mente in mezzo al centro abitato, sovrasta le case, in una zona attraversata da un percorso naturali­stico dove sorgono i resti di un castello romano me­dioevale. «Dal poggiolo ho sentito la mia casa muoversi e i muri sono stati lesionati, ricorda Giannina De Vincenti. La sua abitazione sorge a cir­ca duecento metri di di­stanza dalla cava, le vibra­zioni provocate dalle cari­che di esplosivo hanno di­segnato sugli intonaci che rivestono i muri peri­metrali un reticolo di fes­sure. La cava esibisce già un vistoso cratere sul qua­le l'ultima volata, che ha fatto brillare contempo­raneamente diverse cari­che, ha riversato un nuovo fronte di roccia. Appar­tiene a un filone di pietra piasentina, una brecciola eocenica destinata all'edi­lizia. «Ma è inidonea alla lavorazione, viene utiliz­zata per realizzare sco­gliere e alvei fluviali commenta Rino Graffig, re­sponsabile della squadra di protezione civile che ha effettuato un sopral­luogo. Si sta demolendo la montagna per fare sco­gliera, Le proteste fioc­cano in municipio e al co­mando dei carabinieri. Non solo i danni provoca­ti e la paura che la cava possa essere teatro di nuovi scoppi, ma anche il continuo andirivieni di ca­mion in transito lungo la strada che conduce alla cava. sono motivi di scon­tento. Il sindaco Luigi Borgnolo porta la questione in giunta: «Segna­leremo l'accaduto in que­stura, intanto stiamo or­ganizzando un incontro con gli imprenditori fa sapere e incaricheremo un tecnico di effettuare una perizia per verificare se la strada consenta un traffico così sostenuto». Anche i carabinieri stan­no conducendo accerta­menti per fare luce sulla questione, probabile l'in­vio di una nota informati­va alla magistratura, mentre si profilerebbe l'ipotesi di reato per spari pericolosi. Dal canto suo il titolare dell'azienda Ste­fano Cudicio, interpella­to, non intende rilasciare dichiarazioni e si limita a far sapere che l'impresa "ha tutte le carte in regola.

Alessandra Ceschia

 

LA DITTA: Un Test con i Geologi

Una convivenza difficile. I torreanesi e la cava Barilla vivono fianco a fianco da oltre un decennio, ma non sono mai andati d'accordo. La coltivazione della cava, praticata con l'uso di esplosivi, mobilitò la popolazione e animo vivaci proteste. Non è facile riordinare gli estremi di una storia che abbonda di decreti, autorizzazioni e sospensive. Dopo qualche tempo l'attività della cava fu sospesa per intervento della Direzione regionale dell'ambiente a partire dal marzo 1995. Poi, nel settembre 1997, è giunto un nuovo decreto autorizzativo che ne ha legittimato la coltivazione fino all' agosto 2001. La cava sta per essere preparata per ricavare pietra ornamentale. "E tutto sotto controllo" riferiscono alla Alsaf. Mercoledì, sotto la supervisione dei geologi dell'Università di Trieste, è stato effettuato un monitoraggio in sei punti della zona per verificare la potenza delle vibrazioni e l'intensità del rumore. «Non abbiamo mai . superato i limiti», assicura la ditta. Quella di mercoledì era solo la prima delle tre prove indispensabili per ottenere un documento cui si certifica la non pericolosità delle esplosioni.

 

SINDACO E CARABINIERI HANNO RACCOLTO LE LAMENTELE DELLA GENTE. BORGNOLO: "SEGNALEREMO ALLA QUESTURA QUANTO è ACCADUTO". lA REPLICA DEL TITOLARE DELL'AZIENDA: "ABBIAMO TUTTE LE CARTE IN REGOLA".

Antonio D'Andrea premiato fabbricatore di fisarmoniche

TOGLIANO:
Antonio D'Andrea premiato fabbricatore di fisarmoniche.


fisarmonicheAntonio D'Andrea, detto "Tone Ocialen" proveniente da Campeglio, fabbricava fisarmoniche, riparava sveglie, costruiva ruote in legno per carri e scale a pioli. Arrivò a Togliano verso gli anni 30, stabilendo la sua bottega nella corte della canonica presso l'abitazione della famiglia Marmai (dove oggi risiede la signora mariuta Marmai). Antonio d'Andrea, personaggio particolare, geloso della sua attività, non volle mai nessun garzone nella propria bottega, ma le sue fisarmoniche, curate nei minimi particolari, hanno regalato momenti di allegria agli abitanti dello comunità di Togliano a dei dintorni.

I NOSTRI NOMI ...DA NON DIMENTICARE ...

Bauziza
In Costa, il nome dovrebbe derivare dal latino VADUM, Vàt in Friulano, che significa guado, in questo caso in senso diminutivo, con la sostituzione, abbastanza frequente, della V originale con la B.

Cjascjèll
Alle falde di Noas, l'altura che sovrasta il borc del Crain, tra il Crèt di Paluzzis e la Cjarbonaria. Vi si trovano numerosi e concentrati i resti di vecchie cave. Il nome riprende il significato costruito sulla radice Chast-Cjast, in questo caso con senso diminutivo, essendo visibilmente più basso degli altri, ma non per questo meno importante. Infatti proprio in seguito della posizione strategica di osservazione, sulla sommità prominente, sorgeva un castelliere, ancora oggi visibile, di sicura origine pre-romana, che aveva funzioni di guardia e di avvistamento, da cui si comunicava con Santarmacura, anch'esso probabile sede di un sito di osservazione, e anche con il castelliere che oggi serve da cornice alla chiesetta di S. Spirito in Spignon.

 

MITI, FIABE E LEGGENDE LOCALI

La rupe delle fate
si diceva che dietro la cava di Colpapan, ai piedi della rupe, nelle caverne,vivessero un tempo delle streghe che la nostra gente chiamava fate dell'acqua. Qualcuno sosteneva pure che avessero i piedi rivolti al indietro.

Le fate di Presento
Non molti anni fa, quando i bambini di Prestento alla sera non volevano andare a dormire, li impaurivano dicendo che, se non avessero obbedito, sarebbero venute le fate a portarseli via. Queste, donne malvagia e capaci di stregare, erano brutte, avevano cappelli lunghi che ricadevano loro sulle spalle e zampe d'oca rivolte all' indietro. Da tempi immemorabili abitavano nella forra di Sanàs (detta per questo anche forra delle fate), un anno intero alla base del Monte Picàt, in fondo alla stretta vallata del Chiarò di Prestento. In quell'antro scorre un torrente con un brusio come se vi chiacchierasse dentro della gente. Di questa leggenda esistevano molte varianti. Ve ne racconto una. Molto tempo fa un pastore di Valle di Faedis, bravo suonatore di flauto, un giorno, mentre conduceva le pecore al pascolo sul Picat, si fermò davanti alla forra, da cui uscivano delle bellissime fanciulle dai capelli lunghi in inghirlandati di fiori. Erano le fate dell'acqua che da sempre, per irretire i giovani che passavano di là, nascondevano la loro brutta faccia con quella di belle fanciulle. Il povero pastore fu inviato ad entrare e a suonare per loro. Rimase nell'antro per migliaia di anni e, quando finalmente ne uscì, gli sembrò di essere trattenuto non più di due ore. La leggenda, al contrario, dice che vi rimase 2000 anni. Infatti, all'uscita cercò le sue pecore ma non le trovò e, tornato a valle nessuno lo riconobbe.

La carrozza d'oro nel Novaret
quand'ero bambina, ho sentito dire da i più anziani che, nella località che noi chiamiamo Novarèt e Colmario, c'era la carrozza d'oro. Non saprei dire a quale periodo risalga... se si tratti dei tempi di Attilao i vecchi raccontavano di questa carrozza di altra epoca. I vecchi raccontavano di questa carrozza che saliva da Colmarlo a Novaret. Anche località Colmario, dicevano, era stato sotterrato dell'oro.

Le anitre nel foràn di Sanàs
quella caverna e vediamo in alto è foràn di Landri. Più in basso, nella valle, c'è foràn di Sanàs. Veniva chiamato anche foràn des Aganis, perché in quel luogo vivevano le creature acquatiche. Ho sentito raccontare che in quel luogo hanno liberato delle anitre e queste, dopo un certo tempo, sono uscite a San Giovanni d'Antro. All'interno, ci si può inoltrare solo fino a un certo punto, oltre il quale c'è l'acqua.

Il serpente Osàt
Nei racconti dei vecchi si parlava di una bestiaccia, un serpente con una testa di coniglio o di capriolo, con o senza zampe e, aggiungeva qualcuno, con le orecchie. Vivevano nei boschi e chi aveva l'occasione di vederlo si spaventava parecchio, perché esso si rizzava e soffiava addosso al malcapitato. Quelli che udivano, di sera, il verso del capriolo, dicevano che poteva trattarsi di questo serpente.

le fate guerriere
da quanto ho sentito, erano delle guerriere cattive - sul genere delle amazzoni, sapete - che talvolta scendevano ad architettare qualche malefatta nei nostri paesi. Se ne stavano in quella caverna lassù... si, nell'antro delle fate. Da la uscivano di tanto in tanto.

La scopa di traverso alla porta
Una donna, nella quale più o meno tutti dicevano che fosse una strega, se ne stava un giorno seduta sul ciglio della strada, proprio sul ponte del diavolo, a Cividale. Transitava sul ponte un carro trainato dai buoi e non era riuscito a passare oltre. Allora il conducente aveva fatto scoccare la frusta, la donna era scattata in piedi e i buoi erano scappati, veloci con un treno... in un'altra occasione, questa strega, non riuscendo a sfogarsi contro una persona che odiava, si era messa a camminare attorno a un cespuglio e, finito il giro, la pianta era completamente secca. Dovete sapere che questi poteri si ereditano e la figlia di questa strega ne aveva ricevuti solo una parte. Un pomeriggio, si era recata da mia madre, credo per giocare a tombola. Più tardi, quando anche noi bambine eravamo rincasate, una di noi aveva messo la scopa di traverso alla porta, all'esterno, e poi aveva chiuso l'uscio, in modo che la scopa non fosse visibile. Avevamo infatti sentito dire che una strega non riesce passare se trova il passaggio interrotto da una scopa messa di traverso. La donna continuava a ripetere:- vi saluto... ora vado!-e afferrava la maniglia ma non osava aprire la porta.-bè, adesso vado... il saluto.-ma non si decideva ad uscire. Poi è arrivato mio padre, che ha tolto la scopa e ha aperto la porta: allora quella è partita con una palla di cannone.

Lo stregone buono
il nonno raccontava che, una volta, un tale di passaggio, uno stregone, aveva chiesto di poter dormire in una specie di capanno, vicino alla loro casa. Gli avevano offerto di andare sul fienile, ma lui aveva rifiutato, perché, sotto il fienile, c'era la stalla con gli animali. Allora gli avevano offerto un sottotetto, sopra il porcile, ma nemmeno la aveva voluto andare. E così si era sistemato sotto una tettoia, di fianco al pollaio, su un cumulo di fieno. All'alba mio nonno, che era uscito per vedere quest'uomo, aveva notato un albero tutto scorticato e rovinato. Allora, avendo capito che l'uomo non voleva dormire presso gli animali per non portare loro danno, lo aveva invitato in casa a mangiare con la famiglia.

Vendicarsi dello stregone
il mio bisnonno stava andando verso troiano col carro tirato dai buoi. Un uomo gli chiese di poter salire, ma egli rispose:-ma non vede che il caro talmente carico che i buoi non ce la fanno tirarlo?-. E proseguì da solo. Dopo pochi metri, gli animali si fermarono e non c'era verso di farli muovere. A niente serviva frustare, bastonare, torcere le code: non si volevano muovere. Un tale, che passava di lì, chiese a mio nonno:-forse qualcuno che ha fatto una richiesta, lungo la via?-. Si, a dire il vero, un uomo mi ha chiesto di salire sul carro... ma io ho rifiutato!-. Quello era uno stregone e che ha mandato una maledizione: ti devi vendicare!-. In che modo?-. Se prendi una mazza e colpisci il timone del carro, gli rompi la testa; se colpisci le ruote anteriori, gli rompi le braccia; se colpisci le ruote posteriori, gli rompi le gambe!-. Il bisnonno diede un forte colpo a una delle ruote posteriori. I buoi ripresero il cammino. Più avanti vide sull'orlo di un fosso l'uomo-stregone, steso su un fianco, che si lamentava: aveva una gamba rotta.

Racconti di:
- Benatti Mariagrazia
- Zamparutti candida
- Zamparutti Maria

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