Alla riscoperta di Torreano raccontando i suoi toponimi

tesoro di paese2La storia di una comunità, raccontata attraverso i suoi toponimi. È la nuova avventura letteraria di Brunello Pagavino, insegnante e giornalista in pensione, autore di “Torreano, un tesoro di paese. Passeggiate curiose per le vie del comune”. Una ricerca condotta incrociando i dati raccolti attraverso gli archivi e quelli forniti dalle testimonianze degli anziani residenti sfociata in una pubblicazione che si pone l’obiettivo di contribuire a custodire nel tempo la storia e le peculiarità del territorio.

Il viaggio nel tempo e nello spazio parte dalla cima del monte Joannes a quota 1167 che, osserva Pagavino, probabilmente deve il suo nome alla vicinanza con la chiesa di Svet Ivan/San Giovanni Battista di Canebola. È una successione di piccole borgate, come Tamoris, che mutua la sua denominazione dal termine sloveno tàmar, il recinto a stanghe che chiude i vari fabbricati delle casere, spazi chiusi nei quali stazionavano le mandrie. E poi Masarolis, centro storico che risale al 13° secolo e deriva dal latino maceries a indicare sfasciumi di roccia, pietraie. Il termine, però, indicava anche muretti a secco, derivati dallo spietramento dei fianchi del monte per ricavarne terrazzamenti. E che dire delle incerte origini di Reant, toponimo di origine oscura che rimanda ai termini friulani roe, riu o riuàt? O di Noàs per il quale Pagavino rimanda al latino nux, noce, o novale, dove ci sono terre nuove in riferimento ai terreni disboscati?

Ma non solo a questioni linguistiche rimanda la ricerca su Torreano e le sue borgate avviata dal curioso autore di stradari e di guide del territorio dedicate a protagonisti del lento andare che pedibus calcantibus o in sella a una bicicletta amano attraversare il territorio e porsi degli interrogativi.

Pagavino, che dal 1984 vive a Torreano, prende in rassegna le storiche famiglie che hanno dato i nomi ai Casali Laurini, a vicolo Bassetti, via Flebus, a borgo Burelli. Così lo “stradario” si fa racconto di un paese e della sua gente, fra loro i “picapietra” che con il loro duro lavoro hanno legato la propria esistenza alla “regina” di Torreano, la grigia roccia sedimentaria calcarea risalente all’eocene: la Pietra piasentina che portò gli artigiani torreanesi a credere nelle potenzialità delle risorse locali e a riunirsi in un consorzio del quale Pagavino parla diffusamente soffermandosi sul suo promotore e longevo presidente Mario Laurino, titolare con la moglie della Julia marmi, scomparso nel 2014.

Il viaggio sentimental-curioso per le vie di Torreano, dopo aver offerto una carrellata di toponimi, striata di aneddoti e leggende locali, si sofferma sui cognomi più diffusi, fra i quali svettano i Cudicio, e un rapido accenno all’araldica. Un’ottantina di pagine da leggere girovagando fra i borghi di un paese ricco di suggestioni e di storia. 

 

ALLESSANDRA CESCHIA
tratto da: MESSAGGERO VENETO del 15-11-2021

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